MASCHERA D'ORO 2020 - Le magnifiche sette
Tutto pronto per la 32ª edizione del Festival nazionale “Maschera d'Oro”, la kermesse organizzata dal Comitato veneto della Federazione Italiana Teatro Amatori (Fita) d’intesa con Regione del Veneto, Comune di Vicenza, Il Giornale di Vicenza e Confartigianato Imprese Vicenza e con il patrocinio, tra gli altri, di Ministero dei Beni e delle Attività culturali, Amministrazione Provinciale di Vicenza e Fita nazionale.
A sfidarsi dall'8 febbraio al 21 marzo al Teatro San Marco di Vicenza saranno: La Corte dei Folli di Fossano (Cuneo) in “Nel nome del padre” di Luigi Lunari, regia di Stefano Sandroni; Filodrammatica di Laives (Bolzano) ne “Il marito di mio figlio” di Daniele Falleri, regia di Roby De Tomas; Il Dialogo di Cimitile (Napoli) in “Napoli milionaria” di Eduardo De Filippo, regia di Ciro Ruoppo; Teatrodrao & TeaTroTre di Ancona, in “Equus” di Peter Shaffer, regia di Davide Giovagnetti; I Pinguini di Firenze in “La colpa è del giardino” di Edward Albee, regia di Pietro Venè; Lo Scrigno di Vicenza in “7 minuti” di Stefano Massini, regia di Amer Sinno; Compagnia dell'Orso di Lonigo (Vicenza) in “Le Chat Noir”, scritto e diretto da Paolo Marchetto.
Maggiori informazioni sulla rassegna nel sito fitaveneto.org.
Abbiamo chiesto alle “magnifiche sette” di quest'edizione di raccontarci qualcosa del loro spettacolo e dell'emozione con la quale si apprestano ad affrontare questo impegnativo palcoscenico.
La Filodrammatica di Laives (Bolzano) è la prima delle quattro compagnie che, per questa edizione 2020, sono già arrivate precedentemente al traguardo della finale. “La nostra prima volta in finale con la Maschera d’Oro fu anni fa con “Camera a ore” - spiega il direttore artistico Loris Frazza - Come allora anche questa volta la soddisfazione è stata grande alla notizia che ‘Il marito di mio figlio’, commedia di Daniele Falleri per la regia di Roby De Tomas, è stato selezionato. Roby ha finalmente trovato in due compagni di scuola oggi universitari, Gianluca e Alex, i giusti protagonisti e da ormai quattro anni portiamo in scena lo spettacolo con soddisfazione nostra e degli spettatori. I festival importanti nell’amatoriale non sono molti, e la Maschera d’Oro è tra questi a pieno titolo”.
Altra compagnia finalista alla sua seconda volta è La Corte dei Folli, che nel 2015, con “Piccoli crimini coniugali”, si aggiudicò i premi per miglior attore, miglior attrice e miglior regia. “Fu proprio in quell’occasione che conoscemmo Luigi Lunari - racconta Pinuccio Bellone, responsabile artistico e attore della compagnia - il quale ci affidò onore e onere di portare in scena il suo ‘Nel nome del padre’ che proporremo al teatro San Marco di Vicenza per la regia di Stefano Sandroni. Si tratta di un lavoro sorprendente che, a ogni messa in scena, ci rivela nuove sfaccettature, un’opera che racconta le esistenze sfortunate di due figli di padri ‘storici’ realmente esistiti ponendoli in dialogo in un non-luogo dove, attraverso il confronto, tenteranno di liberarsi dai loro pesi esistenziali”.
Sono invece passati sette anni da quando la compagnia napoletana Il Dialogo di Cimitile giunse in finale con un’originale rivisitazione del classico di Eduardo De Filippo “Filumena Marturano”: a stupire allora fu la scelta di relegare la co-protagonista all’interno di una gabbia dorata, conferma di un estro scenografico e nella regia non comuni. “Quando ho comunicato di questa seconda possibilità per il 2020 gli attori hanno fatto i salti di gioia - tiene a precisare l’attore Salvatore Maccaro -. Ancora ricordiamo la grande ospitalità riservataci nel 2012 e tornare a Vicenza sarà un piacere e un onore. Questa volta presenteremo l’ultima parte di un trittico eduardiano che, dopo “Filumena Marturano” e “Non ti pago”, trova in “Napoli milionaria” il suo coronamento perfetto. Alla regia, anche questa volta, il nostro Ciro Ruoppo. Regia e scenografia sono due degli elementi cardine della nuova messa in scena; questa volta il palco sarà però volutamente scarno, al fine di stimolare la fantasia dello spettatore. L’oggetto principale è un letto che, oltre alla sua normale funzione, funge da tavolo e da forziere che contiene non solo beni materiali (derivati in questo caso dal contrabbando) ma anche beni immateriali come… il resto verrà svelato al teatro San Marco”.
La compagnia Teatro Drao & TeaTroTre di Ancona è invece alla sua prima volta alla Maschera d’Oro. Il suo “Equus” di Peter Shaffer è un dramma a tinte forti ben rappresentato da una scenografia minimale e da una regia serrata. “La scelta di un lavoro così particolare fu molto casuale – spiega Davide Giovagnetti, regista e scenografo -. Un giorno di alcuni anni fa ero in una libreria di Los Angeles insieme a un mio amico, il ballerino Andrè de la Roche. Curiosavamo nel reparto dedicato ai testi teatrali quando egli mi indicò appunto il testo di ‘Equus’ che aveva visto da ragazzino e lo aveva impressionato. Qualche tempo dopo, navigando su Google, mi imbattei in un’immagine davvero suggestiva e scoprii che si trattava guarda caso di una recente versione teatrale dell’opera con Daniel Radcliffe, noto ai più come l’Harry Potter dell’arcinota serie cinematografica. Mi procurai la sceneggiatura e, una volta letta, ne rimasi folgorato. Ebbe così inizio questa strana avventura. All’interno della compagnia eravamo tutti un po’ spaventati dal peso dell’opera e dal pensiero che il nostro pubblico la trovasse troppo lenta. I fatti ci dimostrarono l’infondatezza di quelle paure”.
“Per tutte le attrici e per me è stata un’emozione fortissima apprendere di essere arrivati tra i finalisti della Maschera d’Oro - commenta Amer Sinno, regista di ‘7 minuti’ (testo di Stefano Massini) per la compagnia vicentina Lo Scrigno - anche perché io nasco attore e questa è la mia prima esperienza alla regia. Fino a oggi la compagnia si era cimentata prevalentemente in commedie leggere, ma stavolta trovavamo giusto calarci in un contesto amaramente attuale. La storia è presto detta: si tratta di un consiglio di fabbrica occupato a discutere la subdola proposta di una multinazionale pronta ad assorbire struttura e personale; ai lavoratori viene chiesto di rinunciare alla propria pausa caffè di sette minuti con la promessa che saranno evitati i licenziamenti. Una situazione non molto dissimile a quella che ho sperimentato sulla mia pelle durante una precedente attività lavorativa. Dato che tutte le attrici sono presenti sul palco dal principio alla fine dello spettacolo la sfida è stata quella di mantenere alta l’attenzione del pubblico”.
“Ci aggiudicammo anni fa una finale con ‘La porta chiusa’ di Sartre – ricorda Paolo Marchetto per la vicentina Compagnia dell’Orso - ma la soddisfazione e l’emozione per me questa volta sono raddoppiate, poiché ci presentiamo con ‘Le Chat Noir’, lavoro che ho scritto e diretto. Si tratta di una via di mezzo tra una commedia e un dramma dove una serie di personaggi si incontrano in un infimo bar di provincia. La struttura del testo è volutamente enigmatica: si lanciano molti punti di domanda allo spettatore che nel corso della vicenda troverà le dovute risposte. L’unica vera difficoltà incontrata durante l’allestimento è stata di tipo organizzativo: trattandosi di dieci personaggi che restano in scena per la quasi totalità dello spettacolo organizzare delle prove con il cast al completo non è stato facile. Quanto alla Maschera d’Oro, beh, per noi è un traguardo di un’importanza enorme poiché consideriamo il concorso uno degli appuntamenti principali a livello nazionale per l’amatoriale”.
E terminiamo questa breve carrellata tra i finalisti coi fiorentini I Pinguini, a Vicenza nel 2020 con “La colpa è del giardino” di Edward Albee per la regia di Pietro Venè: “La ragione della scelta di questo lavoro - specifica Paolo Gualtierotti, presidente e attore della compagnia - è molto semplice: ci piacque com’era scritta e comprendemmo di possedere gli attori adatti per metterla in scena. Quanto alla Maschera d’Oro si tratta di quelle preziose opportunità per farsi notare su larga scala. C’è un fatto che non digerisco: gli amatoriali sono spesso bistrattati venendo intesi come attori dalle capacità dilettantistiche; capita sovente, invece, che ci siano spettacoli messi in scena proprio da noi amatoriali in maniera assolutamente professionale e che non hanno niente da invidiare a compagnie più blasonate”.