Fita giovani
Mettersi in gioco
Vent'anni lei, ventitrè lui, Anna Basso e Fabio Dalla Zuanna sono i due giovani iscritti a Fita Veneto che nel corso di quest'anno vivranno significativi percorsi formativi: lei perché selezionata per l'edizione 2018 di Itaf, il percorso di alta formazione articolato in sei seminari residenziali fra l'Italia, il Belgio e l'Olanda; lui perché scelto per due settimane speciali di approfondimento, in Italia e in Belgio.
Anna Basso, 20 anni, di Vicenza, è una degli otto giovani ad aver conquistato un posto in Itaf 2018, il percorso di alta formazione promosso dalla Federazione Italia Teatro Amatori con la direzione artistica di Daniele Franci. Per la giovane, studentessa di Filosofia e Scienze Umane nonché attrice della compagnia La Ringhiera di Vicenza, si prepara un’esperienza impegnativa, articolata in quattro seminari di una settimana ciascuno nella sede di Itaf a Reggio Emilia, un’altra settimana di formazione in Belgio ad agosto, in occasione del Festival Les Estivades, e un’altra ancora, in ottobre, a Utrecht, in Olanda, a coronare quella che, sia artisticamente che umanamente, sarà una prova da ricordare.
Quando ti sei avvicinata al teatro?
Durante i primi anni delle Superiori, quando mi sono iscritta ad un corso di teatro della Ringhiera. Non so dire il perché: sapevo solo che volevo farlo, ma è stata una decisione quasi casuale, senza motivi particolari. Mi sono informata, ho valutato varie possibilità, e poi ho scelto i corsi di Riccardo Perraro e La Ringhiera: e anche qui il caso ha vuto la sua parte, perché la sede della compagnia era vicina a casa mia. Una casualità, quindi: ma davvero felice. Mi sono subito appassionata molto, anche per il clima della compagnia, con tante persone preparate e appassionate. Qualche tempo dopo, dai corsi sono entrata a far parte della compagnia, recitando in “Come eravamo” di Jean Bouchaud: un’esperienza fenomenale, con altre due attrici (e due donne) dalle quali ho imparato molto, confrontandomi, capendo. Un lavorone, un’opportunità pazzesca per una alle prime armi come me: in effetti è stato il mio primo lavoro sia in compagnia sia, in generale, a teatro.
Qual è oggi il tuo rapporto con il teatro?
È un rapporto difficile, che cerco di comprendere fino in fondo. Ci sto credendo, la passione è grande. Proprio per questo voglio vivere questa esperienza in Itaf, così intensa e impegnativa, che mi permetterà di entrare in contatto con punti vista diversi. Lo faccio anche per questo: per capire dove voglio andare. Fare del teatro la mia vita? Ancora non lo so, ma non è escluso.
Quindi Itaf sarà anche un momento di riflessione...
È un luogo in cui voglio mettermi alla prova, confrontandomi con me stessa e con gli altri, anche per vedere cosa possiamo darci tra noi. Lo prendo molto seriamente da questo punto di vista e Daniele Franci, in questo senso, ha creato in me aspettative molto alte, continuando a ripeterci che si tratta di un impegno serio, da prendere con coscienza.
Sei arrivata alle selezioni di Roma dopo aver vissuto l’esperienza del workshop a Padova, sempre con Franci, promosso da Fita Veneto. È stato importante?
Sì, e mi è piaciuto molto. Mi ha portato a decidere di andare a Roma per provare con Itaf. Non sapevo cosa avrei provato. Sperimentare nel teatro mi piace, e devo dire che sia al workshop di Padova che alle selezioni ho trovato qualcosa di bello e che mi ispira.
Due settimane di full-immersion teatrale nell’agenda estiva di Fabio Dalla Zuanna, 23 anni, studente di Giurisprudenza e attore della compagnia Alter Ego di Cassola, in provincia di Vicenza. Alle selezioni di Roma, per lui si sono infatti aperte le porte delle due settimane speciali di alta formazione in programma, tra luglio e agosto, fra Reggio Emilia e il Belgio.
Come è nato il tuo amore per il teatro?
Risale a molto tempo fa, perché in pratica sono sempre vissuto in mezzo agli spettacoli, fin da piccolo, visto anche l’interesse e l’impegno di mia madre in quest’arte. Ma direi che mi è servito più come strumento per la vita di tutti i giorni che come fatto artistico in sé: sono stato un bambino estremamente timido e grazie al teatro ho lavorato molto su me stesso. Poi ho iniziato con una compagnia del Bassanese e ora faccio parte di Alter Ego.
Oggi che spazio ha il teatro nella tua vita?
Uno spazio notevole, visto che ho deciso di mettermi alla prova e di dedicarmi proprio all’attività teatrale, portando avanti varie esperienze con scuole, biblioteche e altre realtà. Vorrei che questa diventasse la mia vita: amo il teatro, soprattutto perché richiede di lavorare su se stessi e trovo che questo sia molto stimolante. Porterò a termine il mio percorso universitario, ma di recente ho sentito la necessità di un momento di stacco, che mi ha fatto capire che cosa voglio fare davvero e su che cosa voglio investire.
Ma qual è il teatro che ami e che vorresti proporre?
La mia compagnia porta avanti un approccio al teatro molto rigoroso e impegnato. Io però, personalmente, vorrei far ridere, perché penso davvero che la risata sia liberatoria, che ridere sia catartico. Penso ad un teatro divertente, che affronti discorsi anche seri e profondi, ma lo faccia con ironia, con un taglio allegro.
Quanto al ruolo, nel tuo futuro ti vedi attore, regista, autore? O magari tutte queste cose insieme?
Certamente vorrei riuscire a diventare tutte queste cose. Intanto, però, mi guardo attorno e cerco di cogliere qualsiasi spunto e di farlo fruttare. Sto scrivendo qualcosa, sto investendo anche nella regia, cercando di imparare il più possibile dalle occasioni che riesco a crearmi e che mi vengono offerte. In questo quadro si collocano anche le recenti esperienze formative che ho vissuto, entrambe belle e preziose, dal workshop di Padova proposto da Fita Veneto alla giornata delle selezioni a Roma...
Già... come è andata l’esperienza romana?
Precisiamo subito che mi sono alzato alle tre di mattina, il che non aiuta... Comunque, all’inizio mi sono trovato un po’ spaesato: in questi momenti viene fuori la parte più timida, diffidente e introversa di me. Ma per fortuna c’era Anna Basso, che mi si è avvicinata ricordandosi di avermi visto al workshop a Padova. Lei ha rotto il ghiaccio tra noi e con gli altri, e da lì in poi è stato tutto più facile. Sono molto contento: ho conosciuto persone importanti, con cui ora mantengo i contatti. E voglio ringraziare Fita Veneto: questo sarà il mio primo vero corso di teatro, e mi sento onorato di poterla rappresentare.