Personaggi
Il suono della Maschera
Intervista a Roberto Jonata: il suo album "Shape" è la colonna sonora della 30ª Maschera d'Oro. In più, il compositore terrà un concerto venerdì 23 marzo alle 21 nel salone d'onore di Palazzo Chiericati a Vicenza.
Poco più di un anno fa, Jonata – già apprezzato anche a livello internazionale per lavori come "Colors" del 2012 e "Infinity" del 2014 – aveva infatti pubblicato "Shape" (Forma), a cura dell'etichetta Velut Luna di Marco Lincetto e distribuito da Believe Digital. Articolato in nove brani originali per piano solo e da un decimo in omaggio a Ryuichi Sakamoto, artista di riferimento per Jonata, questo lavoro era il primo nel quale il compositore avesse scelto di misurarsi con una sorta di "concept". Non era però la trama di un racconto a legare insieme i brani, quanto il loro provenire da un'unica e personalissima fonte d'ispirazione: esattamente quella che ha fatto scattare l'incontro con il Festival.
Che cosa l'ha ispirata nella creazione di "Shape"?
Sono nato a Vicenza e vivo qui da sempre, in questa città conosciuta in tutto il mondo per le opere di Andrea Palladio, tra le quali l'Olimpico, il teatro coperto più antico del mondo. Si dice spesso che quando si vive circondati dalla bellezza si finisce con il non rendersene conto del dutto. È successo anche a me. Ad un certo punto della mia vita, però, ho preso coscienza di questa bellezza e di vivere davvero in un sogno: da qui il desiderio di tradurre nel mio linguaggio, quello della musica, le emozioni regalatemi da Palladio attraverso il suo alfabeto, quello dell'architettura.
Come ha trasformato in suoni questa sensazione?
Attraverso la musica non ho voluto ricreare tecnicamente lo stile palladiano, i suoi criteri costruttivi ispirati alla grande architettura classica: questo sarebbe stato solo un "gioco" compositivo, un divertimento accademico in fondo sterile. Ho invece voluto restare me stesso, con il mio stile: anzi, sono andato volontariamente a ricercarne l'essenza più autentica, proprio perché convinto che l'essere cresciuto in questo "humus palladiano" sia parte integrante del mio modo di fare musica e abbia lasciato un'impronta profonda nel mio Dna di compositore.
Che cosa le ha dato umanamente questa esperienza compositiva?
La scoperta della mia città e del suo territorio, delle bellezze che vi sono custodite, mi ha regalato sensazioni profonde, che rivivevo ogni volta che mi sedevo al pianoforte. Il mio ha voluto quindi essere un omaggio alla meraviglia dell'architettura palladiana, ma più in generale un inno alla bellezza: un invito a riscoprirla e rispettarla, a permetterle di renderci felici.
Quando le hanno proposto di fare del suo album la colonna sonora del Festival, che cosa ha pensato?
Ne sono stato contento, naturalmente perché si tratta di una mnifestazione importante e mi sento onorato di lasciare una traccia nella sua trentesima edizione; ma mi ha anche fatto piacere che il messaggio che volevo trasmettere fosse arrivato a destinazione, che fosse stato compreso e fatto proprio anche da altri che "sentono" queste emozioni per l'arte e il bello.
ROBERTO JONATA
Diplomato con il massimo dei voti in Pianoforte al Conservatorio di Vicenza, ha pubblicato il suo primo album nel 2002, raccogliendo reinterpretazioni di brani di autori post-romantici e del Novecento (Roberto Jonata plays). Passato alla composizione, ha pubblicato altri cinque lavori da studio: Composte Passioni (2006), Piano Solo (2008), Colors (2012), Infinity (2014) e Shape (2016), quest'ultimo ispirato alla vita e alle opere di Andrea Palladio.
Oltre ad aver scritto alcune colonne sonore, ha collaborato con numerosi artisti, tra i quali Joana Amendoeira ed Hevia. Info: www.robertojonata.it/